Etiopia: Frattini inaugura Gibe II, 220 milioni di euro di cattiva cooperazione

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Ieri, in occasione dell’inaugurazione da parte del ministro degli Esteri Franco Frattini dell’impianto idroelettrico di Gibe II in Etiopia, la Campagna CRBM ha contestato senza mezzi termini il finanziamento di 220 milioni di euro concesso dal Governo italiano al progetto. "Il finanziamento concesso nel 2004 attraverso la cooperazione italiana è il più ingente mai accordato nella storia del fondo rotativo della cooperazione" - afferma un comunicato della CRBM.

"Ci sarebbe poco da festeggiare - commenta Caterina Amicucci della CRBM - viste le irregolarità che hanno caratterizzato l’assegnazione dei fondi, il ritardo di due anni dovuto a studi preliminari inadeguati o assenti e un’inchiesta della magistratura prematuramente archiviata. Solite storie all’italiana, nelle quali i soldi pubblici sono utilizzati per sostenere gli affari delle nostre imprese all’estero, mascherati da progetti di aiuto allo sviluppo".

Si tratta di un accordo tra l’esecutivo etiope e l’impresa di costruzione italiana Salini firmato tramite trattativa diretta, in assenza di gara d’appalto internazionale, come invece prevedevano le procedure del ministero delle Finanze e dello Sviluppo Economico locale, spiega la CRBM. I lavori di costruzione dell’impianto sono iniziati in assenza di uno studio di fattibilità, di adeguate indagini geologiche e del permesso ambientale dell’Environmental Protection Authority, necessario, in Etiopia, per l’avvio dei lavori di qualsiasi opera infrastrutturale. Il permesso è arrivato solo successivamente e in maniera funzionale all’ottenimento di un prestito di 50 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti.

"E’ molto probabile - continua Amicucci - che con la sua presenza in Etiopia il nostro ministro degli Esteri si impegni a elargire ulteriori 250 milioni di euro, sempre in nome dello sviluppo e sempre a favore della stessa società italiana, la Salini, per completare la costruzione della mega-diga Gilgel Gibe III. Una cifra di poco inferiore all’intero stanziamento previsto nella Finanziaria 2010 per la cooperazione italiana (323 milioni). Ma in questo caso, oltre a dare il ben servito ai contribuenti italiani ed etiopi, il progetto metterà a rischio la sicurezza alimentare di mezzo milione di persone e stravolgerà per sempre la bassa valle dell’Omo, una delle regioni con la più alta diversità biologica e culturale al mondo".

La vita di centinaia di migliaia di persone lungo le rive dell’Omo in Etiopia dipende da un'agricoltura tradizionale basata sulle piene naturali del fiume. In Kenya, il livello del Lago Turkana si abbasserà di 7-10 metri e l'aumento della concentrazione salina dell'acqua comprometterà la pesca, che da sola garantisce cibo a 100mila persone, l'allevamento e l'accesso all'acqua potabile.

Lo scorso anno Amicucci ha trascorso tre settimane in Etiopia per monitorare raccogliere informazioni sugli impatti dei progetti Gibe II e Gibe III, i cui lavori sono iniziati da alcuni mesi e ha redatto un dettagliato rapporto in inglese (in .pdf) e italiano (in .pdf). Nel marzo scorso la CRBM insieme alle altre Ong che compongono la coalizione europea 'Counter Balance', ha chiesto alla Banca europea per gli investimenti (BEI) di non fornire prestiti per la costruzione della diga di Gilgel Gibe III in Etiopia.

"Nonostante la Banca mondiale abbia deciso di non sostenere né Gibe II né Gibe III, la BEI nel 2004 ha garantito un prestito di 50 milioni per la realizzazione della diga di Gibe II ed al momento sta valutando se entrare nel progetto di Gibe III, i cui impatti socio-ambientali, come evidenzia il rapporto della nostra missione, sono devastanti" - riportava un comunicato della Crbm. Questo progetto si inserisce in un programma più ampio di sottrazione delle terre e delle risorse naturali alle popolazioni indigene. Lo scorso novembre il governo etiope ha infatti reso noto di voler cedere 180mila ettari di terra della valle dell'Omo ad investitori stranieri per progetti di agricoltura irrigua di larga scala.

Quest'anno l'Etiopia ha dovuto affrontare una terribile siccità e tutti i bacini idroelettrici sono rimasti vuoti. L'Africa ha bisogno di altri progetti che sfruttino l'enorme potenziale di energia rinnovabile a disposizione e che tengano conto dell'adattamento al cambiamento climatico. Questo progetto non ha niente a che vedere con lo sviluppo e va assolutamente fermato .

"L’unica cosa veramente importante è che i conti delle imprese occidentali a fine anno quadrino, che il saccheggio delle le risorse delle popolazioni del Sud del mondo continui, che i banchieri ottengano i loro bonus, che discutibili èlite politiche locali prosperino e che la nostra coscienza sia a posto, perché a tutto questo diamo il nome di “sviluppo”, e ci lasci trascorrere un buon anno nuovo"- ha concluso la Amicucci. [GB]

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